I punti cardinali

Mango non è più dov’era Mango, ma questo lo sapevo, è successo anni fa. Ho avuto tempo persino di crearmi un ricordo, nel Mango nuovo, perché una volta, al secondo piano, Cristina ha comprato un vestitino di pelle – non ricordo in quale estate, ma credo che Martina vivesse ancora in Italia. 

Mi fa ancora strano, però, passare in quella strada e non vederlo più “al suo posto” – l’unico negozio “normale”, che riconoscevo simile ai negozi a cui ero abituata quando mi ero trasferita qui, ormai quasi dodici anni fa. 

La piazzetta che guardavo quando ci fermavamo a leggere i giornali sui divanetti colorati, mentre aspettavamo i nostri amici per andare a mensa, è diversa; sapevo già anche questo, ma continua a sembrarmi strano.

Non trovo più i posti dove andavo a bere il caffè, ma forse quelli ci sono ancora, sepolti dietro ai cantieri.

Non riconosco delle strade che ho attraversato un miliardo di volte – mentre ero triste, mentre ero euforica, mentre pensavo “che voglia di andarmene di qui” – non ricordo se il cinema Eden fosse già chiuso, se stesse chiudendo, se siamo riusciti ad andarci almeno un paio di volte.

Ci sono luoghi immutati, identici a come erano; negozi in cui non sono mai entrata, scorci che ignoravo, o che osservavo distratta, eppure sono lì, e mi pare di riconoscerli soltanto ora.

Sembra un film già visto in cui hanno aggiunto a sorpresa delle scene nuove.

Per certi versi è tutto uguale,  per altri mi sembra che qualcuno abbia spostato a caso tutti i punti cardinali.

Non ho una bussola e non ho una mappa; vorrei un libretto d’opera che mi spiegasse cosa è successo sul palco mentre non c’ero, come è andato avanti lo spettacolo, cosa sta dicendo quel tenore che in teoria parla italiano, ma che è impossibile seguire senza una traccia. 

Mi sono considerata, per anni, come un gatto, che si affeziona al territorio più che alle persone, che conosce ogni angolo, ogni nascondiglio della sua casa e si sente perso quando spostano anche solo un tappeto.

Mi rassicurava tenermi i luoghi come punti fermi, perché pensavo non potessero cambiare; eppure non è mai così. Le città si muovono ogni giorno, cambia persino Bolzano, che io consideravo la quintessenza dell’immobile.

Non la (ri)conosco, magari lei non riconosce me: mi obbliga, quasi, a fermarmi e presentarmi di nuovo, a parlarle di come sono cambiata io.

Le sono grata perché per una volta vedo solo cose positive: perché non mi sento persa, anche se è tutto “nuovo”, ora so bene dove posso appoggiarmi. Perché mi ha fatto capire che non sono più un gatto e che i miei punti cardinali hanno smesso di essere semplicemente dei luoghi.

Have your say =)