La Simona di un tempo stava alla maternità come Antonio Razzi sta all’Accademia della Crusca. Per anni ho pensato che sfornare marmocchi si sarebbe rivelata una catastrofe di proporzioni immani, come un autobus carico di Testimoni di Geova che prende d’assalto il tuo citofono alle sette del mattino di una domenica di pioggia.
Poi la sorte mi ha obbligata a condividere lo spazio vitale con le biomamme latte-macciato di Prenzlauerberg, e pian piano mi sono ritrovata a lanciare sempre meno maledizioni nei confronti di quei piccoli esserini biondi. I bambini tedeschi sono BELLI. Io sono fermamente convinta che tutti i bambini del mondo siano belli, ma quelli tedeschi sono adorabili, fissano i miei capelli e parlano tedesco. Ancora oggi, talvolta, mi ritrovo ad ascoltare incantata i discorsi di treenni capaci di usare i trennbare Verben senza esitazione; che segreti potrà mai avere il mondo per uno che a tre anni ha assimilato il meccanismo dei trennbare Verben?
L’altra sera guardavo Das weiße Band e ho quasi pianto di commozione per la scena in cui Martin entra nello studio del padre stringendo la gabbietta con l’uccellino, e col visino più triste e dolce del mondo esordisce con un “Herr Vater, ich hab eine Bitte”. Come si può non voler bene a un bambino che parla tedesco?
Se potessi scegliere, rinascerei mille volte dove sono nata. Eppure ci sono delle cose che invidio tantissimo ai bambini tedeschi, e che credo andrebbero offerte a tutti i bambini del mondo. E siccome sono una persona gentile, vi risparmierò la fatica di scovarle da soli lasciandovene qui un elenco completo. Siete pronti a sognare ad occhi aperti?