C’è stato un periodo nella storia dell’uomo in cui le pantere adoravano scappare dai circhi e dagli zoo; googlando pantera scappata esce tra i suggerimenti “Viterbo, Toscana, Roma, Umbria, Palermo, Torino, irpinia, Maremma, zona mantovano, Collegno” e altri luoghi ameni dall’Alpe alle Piramidi dal Manzanarre al Reno. Quando ero piccina, qui ai Castelli, sfilavano tutti i circhi sfigati d’Italia, col loro carico di trapeziste vestite di paillettes capaci solo di dondolarsi avanti e indietro; giravano per le strade preceduti dal camioncino di donne è arrivato l’arrotino, che per l’occasione strillava i prezzi dei biglietti di ingresso.
Non riesco a capire se i miei ricordi del circo siano reali o se li abbia creati a posteriori la mia mente; anyway, si trattava di spettacoli particolarmente tristi e noiosi, che lasciavano nel mio animo gli echi di terrori e paure irrazionali: perché sebbene quei baracconi un po’ dimessi si trascinassero dietro solo un paio di cammelli depressi e abbattuti, la mia mente malata tesseva trame farcite di pantere nascoste nei camion, che prima o poi sarebbero scappate infestando le Olmate e i giardinetti della piazza.
Qualche mese fa, alla stazione di Pankow, si era installato un circo vagamente più serio, con tanto di tigri bianchi e bestioline di ogni dove che la me adulta sognava di liberare; una sera, mentre tornavo a casa dopo la palestra, vidi un omino addetto ai lavori tirare fuori una pantera dal camion. Una pantera bellissima col manto lucido, che si muoveva (legata) in direzione strada su cui camminavo. Mi fece una pena terribile. E una paura che non riesco a spiegare. Non voglio certo tediarvi con descrizione accurate del mio odio (credo condiviso) per una cosa inutile come i circhi con animali; posso parlarvi però del cuore in gola, dell’annebbiamento della mente, della paralisi delle gambe mista alla voglia di scappare. Del rovesciarsi dei ricordi di quei servizi di telegiornali estremamente datati, che avevano alimentato una paura atavica rimasta chiusa per anni in un cassetto del cervello.
Tutto questo per introdurvi all’argomento che abbiamo scelto di trattare, perché ultimamente io e il mio amico subconscio stiamo rispolverando una serie di fobie che credevo superate. Io al mio subconscio (si chiama Subby!!) voglio tanto bene, e non so proprio cosa farei senza di lui; mi regala ogni notte certe trame da film che potrebbero vincere gli Oscar alla sceneggiatura. Sogno cose talmente assurde che quando le annoto sul diario dei sogni rido da sola per settimane. Oppure mi inquieto. Un giorno vi farò il post sulle storie allucinanti che rivivo ogni notte.