Pollice nero – Un post terapeutico

When I was just a little girl, I asked my mother “What will I be?Will I be pretty? Will I be rich?” Here’s what she said to me: “Oddio, c’è un piccione che sta mangiando le foglie della salvia!!”

Fin da quando ero bambina, ho sempre dovuto dividere l’amore di mia madre con mio fratello e con le piante. A casa abbiamo due balconi, che non sono neanche troppo grandi. Probabilmente, un giorno crolleranno. Perché su quei terrazzini trovano posto almeno quaranta di vasi. E c’è un rametto di ulivo che è diventato un alberello. E io sono allergica agli ulivi, tra l’altro.

In principio furono i gerani e le piante aromatiche. Erano lì fuori e in fondo lo ammetto, non facevano male a nessuno. Quando andavamo in vacanza mia madre iniziava a schiavizzare vicini perché potessero annaffiarle le sue creature. Poi andava avanti a lamentarsi per mesi perché secondo lei “il lavoro non era stato svolto al meglio”. Un anno mio padre inventò un sistema di irrigazione che quasi ci spedì in galera, ancorando una bottiglia piena d’acqua con un mini forellino ad ogni pianta, a testa in giù nel terreno. Poche gocce al giorno per due settimane. Un po’ di vento e un po’ di sfiga e magari cade tutto di sotto , in testa ad un passante. Non successe nulla, ma sarebbe stato divertente.

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La vita è come una maratona tv di Mentana

Succede che un giorno, per andare al lavoro, ci metti un’ora invece che due. Succede che un tempo non facevi nulla e che all’improvviso hai cose da fare.

Succede di girare per le vie del paesello, e di vedere un posto che non avevi mai visto. Di scoprire che è bellissimo, di entrarci gratis, di scattare foto e sentirti felice.

Succede che c’è il sole, che ascolti una guida, che ricordi cose che studiavi alle elementari.

Succede che tuo fratello scrive una tesi di laurea e aveva dieci anni due giorni fa.

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