Non prendo taxi per principio

Io, di natura, sono una persona che non prende i taxi. Non lo so perché. So che mi viene l’ansia. Posso contare sulle dita di una mano le volte in cui ne ho presi: ero a Milano di notte, con Silvia ed Elena, e siamo tornate in taxi a casa loro. Ero a Coimbra, con Silvia e Martina, stavamo per perdere un treno e ci siamo fatte portare in stazione; anche a Budapest, con i miei, andammo in taxi dall’aeroporto in città. La volta successiva ero a Verona, al Job Orienta, e la responsabile dell’ufficio orientamento dell’unibz volle chiamarne uno a tutti i costi.

Io attraverso Berlino a piedi di notte. Ma i taxi non li prendo. Poi venerdì scorso sono caduta e non potevo camminare, e ho dovuto incontrare ben 4 tassisti in una settimana. Forse domani ne rivedo altri due. Un’overdose così mi ucciderà, lo so.

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Il mio quasi anno a Berlino

Proprio oggi pensavo che tra qualche mese compirò finalmente un anno di permanenza qui. A volte mi sembra di essere arrivata ieri; altre volte conto le Monatskarten accumulate e mi chiedo come sia possibile che io regali soldi alla BVG da così poco tempo, quando potrei tranquillamente affermare di essere qui da sempre.

In questi giorni sono bloccata a casa con un piede inabile, e spesso la noia mi assale, portandomi a fare cose che normalmente non farei mai (contare quante volte al giorno tal vicino esce dal portone, guardare la colonna destra di Repubblica, aprire il blog della Ferragni per poi richiuderlo, mettere a posto cose che non ho mai messo a posto). Per questo ho tentato di far fruttare la mia inattività sistemando vecchi oggetti senza senso che richiamano ricordi di mesi, tra alti e bassi, bellissimi.

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