Quando lavoravo a Berlino, cercavo blog per collaborazioni e dopo qualche tempo non sapevo più come scovare nuovi siti. Allora inserivo parole a caso su google e arrivavo fino a pagina 50 chiedendomi come fosse possibile associare una lista infinita di siti pornografici a chiavi di ricerca innocenti come “gattini grigi giocano felici”. Mi accorgevo, spesso, che i blogger pubblicavano elenchi di keyword assurde con cui venivano trovati, e io leggevo affascinata meditando sui profondi misteri degli algoritmi dei motori di ricerca.
Poi, un giorno, ho aperto un blog anche io; e ho scelto un nome assurdo, in barba a tutte le menate sul SEO che mi avevano messo in testa per un anno. E dopo mesi… sorpresa! La gente ha iniziato a trovarlo facendo ricerche sul web. “Incidenti di percorso”, pensavo io. E invece no, ci sono almeno 500 persone che ci sono arrivate così. Sono una blogger normale, quale gioia! Anche io potrò scrivere un post idiota deridendo le altrui ricerche, fingendo di non essere una che googla “mal di gola influenza aviaria” o “amicizia finita, è normale star tanto male da simpatizzare con Fitto che è triste perché in fondo voleva bene a Berlu?”.
Quindi, per dimostrarvi che chi cerca “sentimenti con la z” trova inchiostri simpatici, vi aprirò il mio cuore e il mio archivio, sperando che un giorno Google la smetta con ‘sta buffonata dei termini di ricerca sconosciuti. Perché io voglio sapere cosa cercate quando sbarcate qui. E che alla privacy ci pensi Obama!