Durante l’Erasmus, mi misi a seguire un corso di antropologia culturale. Così, a caso. La verità è che il mio piano di studi offriva la possibilità di sostenere un “esame presso altra università” che poteva voler dire qualunque cosa, anche “architettura e statica delle palafitte” o “come rubare i Kinder Bueno a Andrew Howe“(seminario di punta delle facoltà di scienze della comunicazione delle merendine di ogni dove). L’importante era fuggire in un altro ateneo.
Una figata, insomma. Quindi, come dicevo, mi iscrissi a questo corso, pensando di andare a fare ricerche sulle ultime tribù del Congo Belga. INVECE, mi ritrovai in gita al museo delle civiltà colonizzate dal Belgio, con l’ordine di contraddire tutto ciò che usciva dalla bocca della guida. Guida che nella fattispecie era una povera ragazza al primo giorno di lavoro, che sommersa dalle nostre obiezioni si mise a piangere, dichiarando colpevolmente di essere una donna bianca caucasica razzista. Continuo ancora a chiedermi che fine abbia fatto.