5.10.19

Mi sono sposata a tema Trenitalia: questo post, di conseguenza, non poteva che arrivare in ritardo. Ci ho messo un po’ anche a comporlo perché ero sotto messa in onda,  a essere sincera, ho fatto fatica a selezionare le cose da metterci dentro. Perché è passato un po’, ma mi sembra come cristallizzato nel tempo. Perché avrei tanto da dire e non so proprio da dove cominciare. Perché a volte le parole non bastano. E se provi a tradurre la felicità, corri il rischio di risultare banale.

Ci sono come delle cartoline che ho stampato davanti agli occhi. A un certo punto, sull’altare, ho abbracciato fortissimo Elisabetta che era lì, col suo pancione da ultimi giorni di gravidanza e il suo vestito meraviglioso, e io non capivo come fosse possibile che avesse fatto una cosa talmente grande per starmi accanto. In un momento imprecisato della serata è arrivata Giulia, direttamente da un’altro matrimonio, dopo non so quante ore di macchina, e forse non siamo nemmeno riuscite a farci una foto insieme. Per tutto il giorno volevo piangere, ma era come se la felicità mi invadesse superando persino la commozione. Mi sentivo in trance. Mentre adesso, se penso a mio nonno che si china per sistemarmi lo strascico, mi trasformo istantaneamente in una fontana.

Ne approfitto per dirvi che avevo uno strascico; e un velo lunghissimo. E un vestito talmente vaporoso che avrebbe potuto tranquillamente fare provincia. Io che volevo sposarmi con i pantaloni; o col tailleur e il cappello da diva, come Bianca Jagger.

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Something old, something new, something borrowed, something blue

C’è un poemetto inglese risalente non so a quando (Wikipedia si limita a definirlo traditional) che suggerisce alle spose delle cose da indossare. Qualcosa di vecchio, che simboleggia la continuità; qualcosa di nuovo, che mostri ottimismo per il futuro. Qualcosa di prestato, come se anche gli altri ti prestassero la felicità (questa non mi è del tutto chiara). Qualcosa di blu, colore che rappresenterebbe la purezza, l’amore, la fedeltà  (io sapevo che avesse a che fare con la malinconia, il blu, ho vissuto nella menzogna).

Sempre Wikipedia inglese ci informa che in occasione del suo sposalizio, Kate Middleton ha indossato come cosa vecchia un Carrickmacross lace (che sarebbe sta roba qua,), come qualcosa di nuovo degli orecchini di diamanti fatti da un gioielliere che pare sia importante e regalatele dai suoi genitori, come qualcosa di blu un nastro cucito nel vestito. Le avevano prestato una tiara di Cartier (fatta proprio con le manine del signor Louis-François Cartier) che avevano comprato alla regina madre per una qualche occasione ufficiale e regalato alla regina Elisabetta per il suo diciottesimo compleanno.

Al mio matrimonio, ovviamente, nessuno mi ha prestato tiare di diamanti, ma coi miei orecchini di perle (ho messo le perle anche se portano lacrime perché a me le perle stanno da dio e non vedo l’ora di potermi vestire come Elsa Fornero senza sembrare una bambina che ruba i vestiti alla mamma – Lilli Gruber ha detto che dobbiamo comprarci la giacca e vestirci professionali, io voglio vestirmi come Elsa Fornero al più presto amici), dicevamo, anche coi miei orecchini di perle da ragazza del popolo mi sono sentita un po’ una principessa (complice, forse, uno strascico che faceva provincia).

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